Il rating di Legalità

Il rating di legalità è uno strumento, introdotto dal legislatore nel 2012, mediante il quale si intende promuovere l’utilizzo di principi di comportamento etico in campo aziendale, con la previsione del riconoscimento del rispetto della legalità e della corretta gestione della propria attività, alle imprese che ne chiedono il rilascio,  consistente  nell’attribuzione di un punteggio misurato in stellette.


Il possesso del rating di legalità comporta una serie di vantaggi, sia competitivi che economici, per le imprese che lo ottengono, nei rapporti con Istituti di credito e Pubblica Amministrazione.

I vantaggi competitivi sono rappresentati dalla previsione dell’attribuzione di punteggi di favore da parte delle PA nell’emanazione di bandi e avvisi.

I vantaggi economici consistono, invece, nella previsione di condizioni più vantaggiose nei rapporti con gli Istituti di credito per quanto riguarda la tempistica e le procedura di concessione di finanziamenti o linee di credito, oltre che nel riservare migliori condizioni economiche nella determinazione dei tassi di interesse convenuti.

Ancora, il codice degli Appalti ha previsto riduzioni delle garanzie da fornire per le imprese aggiudicatrici dotate del rating di legalità.

Il rilascio del rating di legalità può essere richiesto dalle imprese operanti in Italia che abbiano ricavi superiori ai 2 milioni di euro di fatturato e che siano iscritte al Registro delle Imprese da almeno 2 anni.

I requisiti per il rilascio comprendono, tra gli altri:

  • l’assenza di arresti o condanne penali in campo fallimentare, tributario o economico per gli amministratori e gli altri soggetti economici che rappresentano l’impresa;
  • l’adozione di sistemi di controllo dell’attività di governance e di modelli organizzativi di cui al D.Lgs. n. 231 del 2001;
  • l’applicazione di modelli di prevenzione della corruzione;
  • le certificazioni di responsabilità sociale, la redazione di bilanci di sostenibilità;
  • l’adozione del codice etico, dell’organismo di vigilanza e di un regolamento disciplinare.

Articolo a cura di Enrico Prandin

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